sabato 18 dicembre 2010

Occupata la sede dell'Asl di Lecce Vendola e Fiore incontrano i precari


LECCE (8 dicembre) - Il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola e l'assessore regionale alle Politiche della salute, Tommaso Fiore, hanno incontrato una delegazione di lavoratori precari della Asl di Lecce. "Voglio esprimere solidarietà ai lavoratori che chiedono la stabilizzazione - ha sottolineato Vendola - e dire loro che la partita politica si è appena aperta.
Sarò al loro fianco e ricordo a quegli esponenti del centrodestra, che dicono di esserlo anche loro, che loro in Parlamento possono agire perché sia modificata la norma del piano di rientro che blocca le assunzioni''.

''Ma il modello della destra - ha aggiunto - è il precariato: perché i precari si possono utilizzare in campagna elettorale, mentre gli assunti garantiti dalla legge non devono chinare il capo davanti ai caporali. E se poi questo modello salta a livello nazionale e le internalizzazioni come in Puglia diventano un esempio nazionale, ecco che allora per la destra arrivano altri problemi''. ''Per il piano di rientro - ha concluso Vendola - per ora abbiamo subito una sconfitta, la abbiamo accettata ma non ci fermeremo qui per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori sanciti anche da sentenze".

Hanno passato la notte nella sala conferenze della direzione generale dell’Asl, i lavoratori precari della sanità salentina. Hanno occupato questa mattina gli uffici di via Maglietta. I dipendenti hanno manifestato contro i vertici dell’azienda sanitaria che tengono sospeso il processo di internalizzazione, nonostante ci sia una sentenza del Consiglio di Stato, favorevole a tale provvedimento occupazionale.

Un esercito di lavoratori che ogni giorno popola i nosocomi, cercando di garantire servizi al malato prima di tutto, e che l’Asl non può più far lavorare.
A tenere legate le mani dei direttori dell’azienda sanitaria, il piano di rientro che il governo pugliese ha visto finalmente firmato dai ministri Tremonti, Fitto, Fazio e che prevede tra le altre cose, il blocco di ogni tipo di assunzione, internalizzazione compresa, pena la perdita di 500 milioni di euro del fondo nazionale sanitario.

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