sabato 15 maggio 2010

Sanità, bloccate ottomila assunzioni


Il «giallo» della nota firmata da Brunetta. Impugnate due leggi regionali per l’internalizzazione dei precari.

BARI — Primo maggio amaro per migliaia di lavoratori pugliesi. Il governo ha impugnato davanti alla Corte costituzionale due delle ultime leggi della scorsa legislatura: sono la 4 (il cosiddetto Omnibus) e la 5 del 2010, ovvero le normative che consentivano di assumere in una società pubblica i dipendenti di ditte esterne alle Asl (internalizzazione) e permettevano di assumere il personale in servizio con contratti a tempo determinato (stabilizzazione).
Si tratta di un bacino potenziale di ottomila lavoratori, anche se l’assorbimento non è garantito a tutti. La decisione del governo rallenta ogni iniziativa, precipita come una doccia fredda sulle aspettative di una moltitudine di persone e rappresenta una stroncatura per un provvedimento che era il fiore all’occhiello dell’amministrazione Vendola. Per l’assessore al Programma, Nicola Fratoianni, quella del governo è una «iniziativa gravissima che impedisce l’uscita dalla precarietà per tanti lavoratori». Per il collega alla Salute, Tommaso Fiore, il governo invade sfere di «competenza esclusiva regionale in materia di organizzazione del servizio sanitario». L’impugnativa è stata decisa nel corso del consiglio dei ministri di ieri. A darne notizia è stato il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta.
La nota emanata dal suo ufficio parla di violazione di norme statali nel processo che potrebbe portare alla «stabilizzazione di oltre ottomila precari, tra dirigenti medici e personale ex Lsu (lavoratori socialmente utili, ndr)». Il comunicato è confuso: non ci sono ottomila medici da stabilizzare (caso mai qualche decina) e gli Lsu sono circa quattrocento. Ma è chiaro, tuttavia, che sotto mira è il processo di internalizzazione (articolo 30 della legge 4). La legge pugliese, dice il ministro, «consente l’illegittimo inquadramento di personale» dipendente da ditte esterne «in società della Regione». Sono le aziende pubbliche di servizi costituite dalle Asl per favorire il processo di internalizzazione e svolgere in proprio il servizio prima appaltato. Tale norma, secondo Brunetta, contrasta la «disciplina statale» e il principio che debba essere «il pubblico concorso l’unica forma di reclutamento del personale». La seconda legge impugnata stabilizza una quarantina di lavoratori dell’Adisu (l’agenzia per il diritto allo Studio).
L’assessorato alla Salute, prima della legge, aveva emanato due delibere di indirizzo sull’internalizzazione. Poi, con l’Omnibus, ha dato veste legislativa al provvedimento. Ora Fiore reagisce in modo risoluto. Rispetto agli Lsu, sostiene che «la normativa nazionale ha connotazioni specifiche» che non possono essere ricondotte alle norme sui concorsi. Insomma, gli Lsu hanno un loro specifico percorso previsto fin «dalla nascita» di quella figura. Sulle internalizzazioni richiama i casi in cui le delibere sono state impugnate (dalle aziende che non volevano perdere il mercato dei servizi). «La giustizia amministrativa - dice Fiore - ha consolidato la legittimità delle società in house providing (quelle costituite dalle Asl di Taranto e Foggia, ndr). La loro natura speciale consente l’applicazione della clausola di protezione sociale in favore dei lavoratori». In altri termini: se una società privata subentra ad un’altra nell’appalto deve assumerne i lavoratori. Lo stesso percorso deve valere se a subentrare è la società pubblica. Fiore propone alla giunta, «simbolicamente nella giornata del primo maggio», di opporsi alla decisione del governo.
In assessorato fanno sapere, informalmente, di sentirsi «ragionevolmente tranquilli» e di poter confutare le tesi del governo. C’è da ricordare che c’è un’altra legge pugliese che sarà esaminata dalla Consulta: è la 10 del 2007 che prevedeva la stabilizzazione di 4.500 operatori della sanità. In quel caso, tuttavia, non era stato il governo ad impugnare la legge. Ma il Consiglio di stato a sollevare la questione. I funzionari della Regione ironizzano sul fatto che sia stato Brunetta - e non il ministro degli Affari regionali, Raffaele Fitto - a prendere posizione pubblica. «Sarà - dicono - per il fatto che il centrodestra in Puglia aveva votato a favore della norma sull’internalizzazione di migliaia di persone». Ambienti vicini a Fitto replicano che, come di prassi, ogni ministro istruisce la pratica e poi questa va a finire al dicastero degli Affari regionali: nessun giallo. «Ancora una volta - commenta l’assessora all’Istruzione Alba Sasso - il governo continua ad attaccare i lavoratori e i precari. Ancora volta impugna un provvedimento votato anche dai consiglieri di centro-destra. Fitto che dovrebbe rappresentare gli interessi della Puglia, come al solito tace».
Francesco Strippoli03 maggio 2010



Ma qualcuno ci capisce niente? ma a che gioco è questo? il gatto con il topo?!

Assunzioni nelle Asl concorsi ma non per tutti


L’assessore pugliese Fiore: mai modificate le procedure


Un documento fantasma, pubblicato sul sito della Regione e prontamente rimosso: se non ci fosse in gioco il futuro dei 7mila lavoratori della sanità che aspettano l’inter nalizzazione, la storia sarebbe anche divertente. Ma, stavolta, scompaiono i sorrisi e resta il giallo: la giunta regionale - garantisce l’assessore alla Salute, Tommaso Fiore, - non ha mai modificato le procedure di assunzione. Chi è già dipendente dei privati o delle coop che erogano i servizi alle Asl pugliesi - garantisce Fiore - non dovrà sostenere alcun concorso, ma sarà assorbito («internalizzato») direttamente dalle nuove società in-house.
Si parla del personale che oggi lavora negli ospedali alle dipendenze delle cooperative e dei privati, occupandosi ad esempio di ausiliariato, pulizie, 118, ristorazione e informatica. A questi lavoratori è stata promessa l’assunzione da parte delle strutture pubbliche: per ora ha cominciato soltanto Foggia, mentre le altre aziende sanitarie si stanno ancora organizzando.
La storia è questa. Il 31 marzo la giunta regionale (assente il presidente Ven dola) si riunisce per modificare le «linee guida per la costituzione, attivazione e gestione delle società» in-house. Il «Cifra» (il sistema interno di gestione delle delibere) e il sito della Regione pubblicano un documento di 24 pagine che prescrive - tra l’altro - l’obbligo di effettuare il concorso per tutte le assunzioni, così come del resto chiede la legge nazionale. Ma quel documento - ha spiegato ieri l’assessore - è stato pubblicato «per errore»: «Si trattava di una bozza intermedia, che non doveva essere resa pubblica». Nella delibera approvata il 31 marzo, dice Fiore, «sono stati modificati soltanto i requisiti dell’ammi - nistratore unico delle aziende in-house e la previsione del relativo compenso».
Dai «log» del sistema Cifra è facile - la «Gazzetta» ne ha chiesto conto a chi può farlo - verificare chi ha caricato il documento fantasma (nel caso specifico, si tratta di una funzionaria dell’asses - sorato alla Salute). Il che dimostra che l’ipotesi «concorsi per tutti» è (oppure è stata) una delle possibilità su cui gli uffici hanno ragionato. Tuttavia l’as - sessore ci tiene a dichiarare «privo di ogni fondamento» il clamore suscitato ieri tra i lavoratori dopo la pubblicazione della notizia. Come si procederà, allora? «Se le agenzie in house che hanno il compito di internalizzare - è l’esempio che fa Fiore - avessero bisogno di un ragioniere, allora dovranno assumerlo con procedure di evidenza pubblica, esattamente come farebbe la Asl. Per quanto riguarda i servizi già svolti dalle cooperative, invece, le agenzie in-house potranno procedere al trasferimento diretto del personale». Questo non vale, ovviamente, per i volontari del 118, che non avendo vincoli di dipendenza non possono essere internalizzati. «Ma nell’Omnibus - precisa l’assessore - è stato inserito un apposito comma: le agenzie in-house devono tener conto dell’esperienza maturata per il servizio sanitario regionale».
Il problema (si veda il box a destra) è che l’approccio pugliese alle internalizzazioni potrebbe scontrarsi con la Corte costituzionale: il principio dei concorsi per l’assunzione è infatti già stato ribadito più volte in sede giurisdizionale. Ma Fiore si mostra ottimista: «Le società in-house - dice - sono agenzie di diritto privato. E non credo che la Corte costituzionale vorrà intervenire sulle prerogative di un’agenzia privata, anche se a capitale pubblico».

Puglia, nelle Asl solo per concorsi


BARI -Niente corsia preferenziale per le internalizzazioni della sanità: le assunzioni nelle nuove società in-house delle Asl «devono rispettare le procedure selettive concorsuali». È quanto prevedono le nuove linee guida approvate dalla giunta regionale mercoledì 31, a 48 ore dalla chiusura delle urne: e per i 6-7mila lavoratori pugliesi che aspettano di essere assunti il percorso potrebbe diventare decisamente più difficile, anche se l’assessore Fiore garantisce che la «novità» si applica soltanto alle nuove gare e non agli appalti già in corso. In ballo c’è il futuro del personale che oggi lavora negli ospedali alle dipendenze delle cooperative e dei privati, occupandosi di ausiliariato, pulizie, 118, ma anche di ristorazione e informatica, per un costo annuo a carico delle aziende sanitarie di 310 milioni. Nella legge Omnibus è stata inserita una norma («clausola sociale») che, nel caso di servizi già assegnati, consente di far transitare il personale direttamente dal privato al pubblico. La clausola resta operativa: «l’unica novità della nuova delibera - spiega Fiore - sta nel percorso di nomina degli amministratori delle società in-house». Le linee guida impongono di effettuare i concorsi: «Non possono più essere effettuate assunzioni intuito persone (forse intuitu personae, ndr), ma devono essere rispettati i principi di trasparenza, pubblicità e imparzialità». La questione non è nuova: l’obbligo di fare i concorsi era stato segnalato alla Regione pure dal capo di gabinetto del ministro Brunetta. E, all’atto pratico, la strada si complica. Per almeno due motivi. Primo: organizzare concorsi di quelle dimensioni (che non potranno essere «riservati», in quanto proibito dalla legge) rischia di portare via anni. Secondo (e ben più grave): i partecipanti devono possedere i requisiti per l’accesso all’impiego nella pubblica amministrazione, quindi (come minimo) il titolo di studio di scuola dell’obbligo.