mercoledì 9 febbraio 2011

Assunzioni nella sanità, forse l’accordo a Roma






ROMA— La sentenza della Corte costituzionale arriverà oggi o domani: si saprà se la legge pugliese numero 4, con cui la Regione ha voluto iniziare un processo di internalizzazione dei precari della sanità, verrà definita valida o se invece verrà bocciata, come ha chiesto il governo, impugnandola. Nelle more, però, un risultato importante è stato raggiunto ieri al ministero per i Rapporti con le Regioni: dopo due ore di «chiarimento» su come si è proceduto da parte della Regione e da parte del governo -come ha sottolineato Raffaele Fitto -si è concordato che, a prescindere dalla sentenza della Consulta, si farà di tutto per risolvere il problema; ma -ha aggiunto il ministro -«nel rispetto delle procedure e senza creare illusioni» . In sostanza, si troverà un norma che porti avanti un processo che ha già consentito la stabilizzazione di una parte degli 8000 precari, mentre 3500 sono in attesa di un contratto a tempo indeterminato e di questi 650 sono nel limbo perché, mentre stavano per raggiungere l’agognato obiettivo, il ricorso alla Corte ha bloccato tutto. E una delegazione di questi lavoratori, tutti della Asl di Lecce, era ieri al ministero assieme all’assessore alla sanità e al presidente Nichi Vendola. Disponibilità L’assessore Tommaso Fiore ha spiegato che il ministro ha «manifestato una amplissima disponibilità ad entrare nel merito della questione, per tutelare i lavoratori assunti e avviare un percorso positivo per gli altri» . L’assessore ha quindi ricordato perché il governo ha impugnato la legge pugliese (avrebbe violato i limiti delle assunzioni nel pubblico impiego) e perché la Puglia pensa di essere nel giusto (ad assumere i lavoratori è una società privata, anche se partecipata al 100%da capitale pubblico). Vendola ha voluto chiosare il risultato dell’incontro positivo» : ha ricordato che il presupposto della legge era quello di offrire un servizio migliore, garantire un lavoro dignitoso senza costi aggiuntivi. Una spiegazione illustrata ieri e che avrebbe voluto dare il 29 luglio scorso, quando arrivò a Roma per firmare al ministero della Salute il piano di rientro dai debiti. Ma allora non fu ascoltato: né dal ministro Ferruccio Fazio e successivamente nemmeno dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti, il quale definì la Puglia a rischio default come la Grecia. commenti Questo ricordo polemico di Vendola («ma sono pronto ad accantonarlo» ) è arrivato durante la conferenza stampa al termine dell’incontro, in risposta all’affermazione di Fitto: «Il governo non ha mai avuto atteggiamento preconcetto, avendo rigettato 18 leggi di Regioni di destra e di sinistra. Se si fosse proceduto con il dialogo istituzionale, come è stato con l’Emilia, non si sarebbe arrivati a questo. Comunque si troverà una soluzione al problema e nel caso in cui la Corte ci desse torto vorrà dire che per la Puglia si procederà con una tipologia diversa dalle altre Regioni» . Nonostante questo gioco di fioretto, il governatore ha concluso: «Sono contento di fare gli elogi del ministro perché ora si potrà discutere senza pregiudizi» . Invece ancora in alto la mare la discussione per ripartire tra le Regioni il fondo nazionale per la salute: è fallita la mediazione dell’Emilia Romagna che aveva proposto di introdurre il criterio della povertà anche se in percentuali basse. I lavori riprendono oggi.


fonte: la voce di manduria



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