martedì 31 agosto 2010

TUTTI PER SARA

Sara Scazzi, spunta la pista dei rapitori slavi. L’appello della madre: “ridatemela”

AVETRANA – Mentre proseguono anche oggi, per il quinto giorno, le ricerche, spunta la pista dei rapitori balcanici dietro la scomparsa di Sara Scazzi, la quindicenne di Avetrana di cui non si hanno più notizie da giovedì scorso. Il sospetto è emerso dalla denuncia di una ragazza di ventuno anni che ha raccontato ai carabinieri di essere stata aggredita da due uomini di nazionalità balcanica e di aver cercato di trascinarla nell’auto mentre si trovava su una spiaggia di Porto Cesareo, località sullo Jonio in provincia di Lecce distante una ventina di chilometri dal luogo dove è scomparsa la minore. L’episodio del presunto rapimento, sventato grazie all’intervento di un turista di passaggio, è avvenuto domenica pomeriggio ed è bastato questo per collegarlo alla misteriosa sparizione di Sara.

La madre, Concetta Serrano Spagnolo, di 49 anni, convinta testimone di Geova, è la prima a credere a tale possibilità. «La mia Sara è stata rapita forse da delinquenti di passaggio che l’hanno portata lontano da qui facendole del male». Ne approfitta poi per fare un appello ai rapitori. «Chiunque ha preso la mia Sara – dice la signora mostrando le foto di quando la figlia era più piccola -, che non le faccia del male e me la riporti sana e salva».

Intanto sono stati ricostruiti gli ultimi movimenti della ragazza. Uscendo da casa alle 14.30 di giovedì scorso, completino da mare color rosa, zaino nero sulle spalle e cuffietta nelle orecchie con la musica dell’mp3 del telefonino, ha fatto centocinquanta passi, poi il buio. S’interrompe alle 14.47 di quel pomeriggio, infatti, l’ultimo contatto della ragazza. Era esattamente quell’ora quando il suo telefono ha ricevuto l’ultima chiamata della cugina Sabrina che l’attendeva per andare al mare. Ed è stato allora che l’apparecchio, dopo sei squilli senza risposta, è stato definitivamente spento da qualcuno. Quell’ultima traccia, registrata dalla cella Vodafon, ha mappato il luogo in un raggio di cento metri dalla sua abitazione in vico Verdi. Finiscono qui i pochi indizi nelle mani degli investigatori che dalle ore 17 di quel giorno hanno iniziato le ricerche, diramandole anche a livello nazionale e tuttora infruttuose.

I carabinieri della stazione di Avetrana e del comando provinciale di Taranto che si occupano delle ricerche, non sembrano prendere più in considerazione l’ipotesi dell’allontanamento volontario. «Non stiamo escludendo niente», risponde il luogotenente Fabrizio Viva che da cinque giorni dirige le battute con la supervisione del colonnello Antonio Russo. Risposte di circostanza che non nascondono un profondo pessimismo sull’ipotesi della fuga volontaria che tutti sperano. Lo dicono le modalità delle ricerche in atto: nei casolari, nelle cisterne, nei pozzi, negli anfratti delle pinete, nella vicina palude del Conte e nelle numerosissime cave che disegnano l’intero territorio come un’enorme gruviera. Nascondigli ideali per occultare un corpo di cui ci si vuole liberare.

Nazareno Dinoi

fonte: la voce di manduria

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